Prendi
una fricchettona ideologicamente sessantottina, mettile una birra in
mano, un eskimo e un corteo a cui poter partecipare (meglio se avente ad
oggetto temi di lana caprina come il fascismo, la resistenza, il
femminismo et similia) e stai sicuro che darà il meglio di sé. I fatti
di Torino relativi alla gentil signora che ha inveito contro i
poliziotti con parole al miele tipo “vigliacchi, mi fate schifo, dovete
morire” e ancora: “Senza manganelli, quando volete fascisti”, non è
un’eccezione ma la regola che in questo strano Paese non dovrebbe
turbare più di tanto.
Che poi la nobildonna in questione sia un’insegnante – seppur si
tratti di una cosa triste e grave – non dovrebbe essere una novità per
chi negli ultimi cinquant’anni ha vissuto in Italia frequentando le
scuole o le università, leggendo i giornali o guardando la televisione.
In Italia buona parte di coloro che, venuti direttamente dal
sessantotto, hanno avuto lo stesso percorso ideologico della nostra
eroina sono finiti nelle scuole a rovinare intere generazioni,
nell’informazione a fuorviare la pubblica opinione, sono passati dalla
magistratura per poi approdare in politica (vedasi elogio da parte di
Luigi De Magistris all’indirizzo dei centri sociali che hanno minacciato
Matteo Salvini), sono finiti a fare i consulenti nelle Pubbliche
amministrazioni, hanno fatto carriera in politica o sono portati in
palmo di mano come uomini di cultura.
Qualcuno (fotografato con la pistola in mano durante un corteo) è
finito anche a fare l’assessore al Comune di Milano e comunque quasi
tutti si sono piazzati bene perché il famosissimo soccorso rosso non ha
mai lasciato indietro chi si è sacrificato per la causa.
La professoressa ha fatto quello che è normale in questo Paese e cioè
fare proteste antifà con una violenza inaudita in compagnia di giovani
leve del progressismo democratico pronte a sfasciar vetrine e lanciare
bombe ai poliziotti. Generalmente servire l’idea premia: peccato che la
prof sia stata sfigata perché lo scalpore destato a reti unificate e a
campagna elettorale all’ultima curva hanno suggerito al Partito
Democratico di mettere in scena un più rassicurante siparietto di sdegno
volto a tranquillizzare l’elettorato moderato. E come poteva
aspettarselo la poveretta visti i precedenti del tutto a favore dei
barricaderi.
D’altronde anche Antonello Venditti, nella ormai famosa canzone
“Compagno di scuola”, aveva codificato una prassi ben consolidata
chiedendo al suo “Compagno di scuola, compagno di niente ti sei salvato
dal fumo delle barricate? Compagno di scuola, compagno per niente ti sei
salvato o sei entrato in banca pure tu?”.
A qualcuno è andata anche meglio.
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