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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

02/05/17

Il Procuratore Zuccaro e le verità nascoste


 


In un’intervista rilasciata alla trasmissione televisiva “Agorà” Carmelo Zuccaro, Procuratore capo della Repubblica di Catania, lancia l’allarme sul ruolo che alcune Organizzazioni non Governative (Ong) avrebbero nella facilitazione del traffico di immigrati dalla Libia. L’ipotesi investigativa sulla quale i magistrati della Procura etnea stanno lavorando prende le mosse da una semplice domanda: come mai le navi del soccorso si spingono fino al limite delle acque libiche dove puntualmente incrociano i barconi in difficoltà? Genera qualche fondato sospetto il fatto che i criminali sappiano da prima che il viaggio della loro “merce” durerà poco e che unità di navigazione attrezzate effettueranno tempestivamente il soccorso.
Per fugare ogni dubbio sulla questione occorrerebbe che un’indagine approfondita facesse chiarezza. Ma la cosa non è facile come si crede. Servirebbe accertare come nascono e sono finanziate le Ong, particolarmente quelle di recente costituzione, e da chi. A spanne si calcola che il costo di esercizio di una nave di soccorso giunga fino a 400mila euro mensili. Sono tanti soldi, chi paga? Alcune di queste navi battono bandiera di Paesi, anche della Ue, dai quali è molto difficile se non impossibile ottenere delle informazioni. Ma se non si ricostruisce la filiera del denaro che ha portato all’acquisto e alla messa in esercizio delle unità navali e dei supporti ad alta tecnologia di cui sono dotate nessuna indagine potrà sfociare in un accertamento effettivo di responsabilità.
A questo punto entrano in gioco il governo e la sua maggioranza. Invece di rispondere positivamente alla richiesta del Procuratore, Palazzo Chigi si para dietro il fuoco di fila degli insulti che le anime belle del solidarismo buonista rovesciano sul magistrato. In una tardiva scoperta del garantismo, sinistra e organizzazioni cattoliche si lanciano in sdegnose lamentazioni per le accuse diffamatorie avanzate, a loro dire, da Zuccaro ai danni degli “angeli della solidarietà”. Finanche il diafano ministro della Giustizia, Andrea Orlando, trova il fiato per dire che i magistrati devono parlare attraverso gli atti e non le interviste.
Tuttavia, dietro la cortina fumogena delle polemiche scatenate ad arte, restano inevase le domande della Procura. Cosa si fa per aiutare gli inquirenti ad acquisire le giuste informazioni? Zuccaro lascia intendere di avere tra le mani delle evidenze investigative che gli consentirebbero di istruire il procedimento penale se non fosse che le informazioni ricevute non sono utilizzabili in sede processuale. Probabilmente le notizie provengono dal lavoro sul terreno degli “007” italiani, impegnati a districarsi nell’infido pantano libico. Senza un via libera delle autorità di governo il materiale investigativo acquisito resta carta straccia. Cosa aspettano Gentiloni e Minniti a dare semaforo verde?
Eppure, in questa oscura vicenda c’è qualcun altro che tace e il cui silenzio è assordante: il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Zuccaro lo ha chiamato implicitamente in causa. L’indagine sulle Ong si sviluppa in una dimensione internazionale che coinvolge il ruolo giocato da altri Stati. La Farnesina dovrebbe lavorare per spianare la strada agli inquirenti italiani nelle interlocuzioni con le autorità estere, invece non lo fa. Perché? C’entra forse il fatto che l’odierno titolare del dicastero fino a qualche mese fa è stato il dominus della macchina infernale del soccorso e dell’accoglienza degli immigrati che oggi è sotto i riflettori degli investigatori?
Comunque sia, basterebbe poco per mettere fine allo scandalo del traffico di esseri umani. Basterebbe imporre al pur fragile governo di Tripoli il rispetto delle Linee guida sul trattamento delle persone soccorse in mare, adottate con la Risoluzione del Maritime Safety Committee 167(78) del 20 maggio 2004, che prevedono l’obbligo per il Governo responsabile della zona S.a.r. (Search and Rescue) di competenza, di fornire un luogo sicuro in cui le navi del soccorso possano sbarcare i naufraghi salvati in mare.
Tradotto in soldoni: se le Ong venissero costrette a riportare ai porti di partenza i migranti recuperati a largo delle acque libiche il teatrino dell’invasione finirebbe di colpo. Ma non si fa, perché? Ha dunque ragione il procuratore Zuccaro: c’è un piano occulto per mettere in crisi l’economia italiana? Vorremmo saperlo. E il governo non faccia melina sulla verità.

di Cristofaro Sola - 29 aprile 2017

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