L’opera, donata alla Città dei due mari dall’ammiraglio Iachino prima della sua dipartita, versa in pessime condizioni.
La cancellatura della dedica, operata da ignoti con picconate o altro arnese (a prima vista sembrerebbe pittura, ma non lo è), richiede un intervento di livellamento della superficie per riportare la scritta alle sue origini.
Già nel 2011 ci furono segnalazioni al Comune, al Comando Marina Sud (ex Maridipart Taranto che tra l’altro dista a circa 50 metri) che documentavano lo sfregio e lo stato in cui versava e versa questo monumento tanto caro a generazioni di Marinai ma anche ai rassegnati cittadini tarantini.
La cancellatura della dedica, operata da ignoti con picconate o altro arnese (a prima vista sembrerebbe pittura, ma non lo è), richiede un intervento di livellamento della superficie per riportare la scritta alle sue origini.
Già nel 2011 ci furono segnalazioni al Comune, al Comando Marina Sud (ex Maridipart Taranto che tra l’altro dista a circa 50 metri) che documentavano lo sfregio e lo stato in cui versava e versa questo monumento tanto caro a generazioni di Marinai ma anche ai rassegnati cittadini tarantini.
Non si cercano colpevoli a cui additare
questo e altri scempi (si legga anche il monumento di Luigi Rizzo a
Milazzo oppure la cancellazione e re-intitolazione della ex via Nazario
Sauro a Corato (Bari), il monumento Nazionale ai Marinai di Brindisi, la
fontana del Bernini o la Navicella di Roma, ecc. ecc.), come i
cittadini di buona volontà soffriamo per la “dignità persa” di una
nazione e siamo stufi di sentirci ripetere sempre la stessa tiritera
“non ci sono soldi…”
Il menefreghismo è legittimare colui o coloro che hanno voluto questi sfregi, il menefreghismo nostro è legittimare l’ipocrisia delle autorità (civili, militari e religiose) che nelle ricorrenze solenni portano una corona ai monumenti o, ancor peggio, benedicono in nome di Dio facendo finta di nulla.
La dignità di una nazione non è manna piovuta dal deserto e neanche una astratta emozione. La dignità di una nazione è quella che il popolo, sovrano per sancita Costituzione, deve avere in una conclamata democrazia, e non vi è scusa, no, non vi è ragione per affidarla a dei puttanieri, ladri e peccatori.
Il menefreghismo è legittimare colui o coloro che hanno voluto questi sfregi, il menefreghismo nostro è legittimare l’ipocrisia delle autorità (civili, militari e religiose) che nelle ricorrenze solenni portano una corona ai monumenti o, ancor peggio, benedicono in nome di Dio facendo finta di nulla.
La dignità di una nazione non è manna piovuta dal deserto e neanche una astratta emozione. La dignità di una nazione è quella che il popolo, sovrano per sancita Costituzione, deve avere in una conclamata democrazia, e non vi è scusa, no, non vi è ragione per affidarla a dei puttanieri, ladri e peccatori.
A Taranto e nell’Italia, soffia il vento inquinato e tempestoso della bugia.
La dignità di una nazione non può essere affidata a questi “pirati”, la dignità non può e deve essere vilipesa dalla decadenza di una casta ormai agonizzante che trova interesse solo per le grandi opere pubbliche e non vede, nella quotidiana ordinarietà, la sofferenza della gente di buona volontà e l’insofferenza di altri soggetti…
Spero che i germogli di queste mie esternazioni giungano a chi ha ancora “dignità” e che rendano innocui i mentitori di professione.
Un popolo che non ha “dignità”, che non riconosce la sua storia e che non arrossisce alla vergogna è un popolo destinato a soccombere.
La dignità di una nazione non può essere affidata a questi “pirati”, la dignità non può e deve essere vilipesa dalla decadenza di una casta ormai agonizzante che trova interesse solo per le grandi opere pubbliche e non vede, nella quotidiana ordinarietà, la sofferenza della gente di buona volontà e l’insofferenza di altri soggetti…
Spero che i germogli di queste mie esternazioni giungano a chi ha ancora “dignità” e che rendano innocui i mentitori di professione.
Un popolo che non ha “dignità”, che non riconosce la sua storia e che non arrossisce alla vergogna è un popolo destinato a soccombere.
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra - 23 dicembre 2015
Nessun commento:
Posta un commento