È come se li conoscessimo i morti e i feriti passeggeri di quel treno
deragliato alle porte di Milano, tra Pioltello e Segrate. Pendolari:
impiegati, studenti, viaggiatori delle 6 di mattina assonnati e
infreddoliti in attesa di arrivare a Porta Garibaldi, nemmeno il tempo
di un caffè al bar, per correre verso la metro e il tram nella caligine
umida e indisponente di una città. che si vanta ancora di essere una
capitale morale. Tanto da essersi impegnata in un’ennesima grande opera,
quella di “rigenerazione” urbana dei sette scali ferroviari, avviata
tramite un “Accordo di programma” che il Comune di Milano ha
sottoscritto con la Regione Lombardia e il Gruppo F.S.
Non si sa a cosa si devono i due morti e la decina di feriti gravi,
forse a uno scambio malfunzionante. Ma è la volta buona che potremo dire
che si tratta davvero di un incidente causato dall’errore umano,
ammesso che ci sia umanità, civiltà e non premeditazione criminale nelle
scelte dissipate di investire in quello che si vede e non in quello che
serve, come se l’immagine e la reputazione di una città dipendessero
dalla fuffa, dal camouflage delle magagne usato anche in occasione di
grandi esposizioni per mascherare le falle, come quando si fa pulizia
dove passa il prete o il fuhrer o il comitato olimpico anche a prezzo di
vite e lutti, come quando gli agenti immobiliari fanno dare una mano di
vernice per coprire le antiche macchie di umidità.
Non a caso vien bene citare gli agenti immobiliari. Come altrimenti
si potrebbe definire un sindaco blandito e vezzeggiato dalla stampa
nazionale che ha fatto di Spelacchio un’antonomasia della cattiva
amministrazione mentre omette di informare sulla richiesta di rinvio a
giudizio per l’affidamento senza gara all’immancabile Mantovani della
fornitura di 6000 spelacchi per l’Expo. Piccolezze certo, rispetto ai
peana e alla hola che accompagna la generosa campagna di svendita del
patrimonio comunale offerto a prezzi di outlet a privati,
immobiliaristi e costruttori nostrani e esteri, proprio come quel gruppo
Savills infilato a tradimento – nostro – in quell’Accordo di Programma
per la valorizzazione al posto della sicurezza, della mobilità e
dell’abitare, a sancire che i padroni veri dei beni comuni sono appunto i
privat, O anche i “diversamente” tali, nel dominio e nel comportamento,
come Fs che tratta e specula e detta regole e sceglie progetti e dà
incarichi come fosse a pieno titolo proprietario delle aree dismesse
del servizio ferroviario, e che solo a tale scopo, con tale specifica
destinazione, l’allora Azienda dello Stato, ma oggi divenuta SpA, aveva
in uso/concessione.
La città del sindaco Sala che definisce Renzi una irrinunciabile
risorsa, che si lamenta perché il Paese e la sua classe politica fanno
da oneroso contrappeso allo sviluppo dinamico di Milano – e lo possiamo
leggere in un suo agile volumetto autoreferenziale, che vuole a tutti i
costi la Consob in casa, è diventata un competitivo laboratorio
sperimentale del modello MoSE e Consorzio Venezia Nuova, nello stabilire
l’egemonia non solo semantica di due parole “abdicazione” e “monopolio”
e ipotizzando che possa diventare il simbolo del nuovo sacco delle
città, dando a speculazione e espropriazione requisiti legali e
autorizzati e applicando il format di un’urbanistica retrocessa a
pratica negoziale e premiale degli interessi del capitalismo finanziario
e immobiliare. E infatti qualcuno ha detto che il nuovo skyline
desiderato e auspicato, irto di grattacieli megalomani e futili, che
cos’è se non l’istogramma della rendita immobiliare? Ad onta dei grandi
fallimenti che hanno già condannato questa insana progettualità: Santa
Giulia, l’area ex Falck di Sesto San Giovanni, la “Nuova Defense” dello
Stephenson Business District, il mancato recupero dell’ex Ortomercato,
per non parlare delle aree dismesse del grande Bal Excelsior
dell’alimentazione o meglio degli appetiti.
Ma mica è solo colpa di Sala, ci aveva pensato prima la giunta Pisapia ( ne abbiamo scritto più volte, anche qui: https://ilsimplicissimus2.com/2017/12/08/opera-di-massima-sicurezza/)
approvando in gran fretta nel 2012 un Piano di Governo del Territorio
denso di soliloqui acchiappacitrulli, frutto postumo dell’impegn
congiunto di Masseroli/Moratti e del loro PGT adottato ma non
approvato, e attuato attraverso regole flessibili e elastiche in forma
di strenna perenne alla speculazione immobiliare.
L’instant book del sindaco pronto a sempre più luminosi destini,
risponderà alle critiche con i dati sul boom edilizio nel centro
metropolitano: una crescita degli addetti pari a oltre il 16%: circa il
doppio del tasso di crescita registrato nell’hinterland e cinque volte
superiore al tasso di crescita medio nazionale. Che confliggono con le
tendenze rilevate sul fronte demografico che segnalano una ulteriore
perdita di popolazione a Milano (-4,26%) e una crescita robusta
dell’hinterland (+8,99%). E che confermano che a Milano si costruisce
non per gli abitanti, non per i cittadini, espulsi e non sempre seguendo
il galateo delle buone maniere a cominciare dal differenziale di prezzo
del centro rispetto alle cinture esterne.
Si è costruito nel cuore metropolitano si, ma per una domanda
soprattutto internazionale a carattere prevalentemente finanziario, più
ancora che terziaria e che comunque non è sufficiente per colmare
un’offerta, oggi largamente sovradimensionata, che si risolve in volumi
megalomani di appartamenti costosissimi in vendita o sfitti, mentre il
disagio abitativo si fa sempre più drammatico.
Negi anni ’80, Milano, ci invitavano a berla mentre loro si
preparavano a offrirla da mangiare, da spolpare fino all’osso. Sarà ora
che i milanesi quelli vecchi e quelli nuovi diventino dei veri ossi duri
se volgiono tronare a essere cittadini.
Anna Lombroso per il Simplicissimus - 25 gennaio 2018
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