Fa sorridere vedere persone celebrare la “Giornata Mondiale del Rifugiato”
indetta dalle Nazioni Unite tramite la sua agenzia UNCHR. La tragedia
del secolo si è trasformata in un inno alla gioia. In tv è tutta
pubblicità progresso, sui social network è tutto un cambiare
foto del profilo come vuole la grande traghettatrice con sede a Ginevra.
Dovrebbe essere un pianto e invece si fa l’apologia dello sradicamento.
Come se i migranti, i rifugiati, gli sconfitti dell’imperialismo
americano, avessero scelto volontariamente di lasciare le propria terra.
L’odissea degli ultimi improvvisamente diventa un viaggio in prima
classe.
Si scrive “sensibilizzazione” sebbene Luc Boltanski, sociologo francese e autore peraltro del “nuovo spirito del capitalismo”, chiamava questo scempio “lo spettacolo del dolore”:
una sorta di marketing della miseria per raccogliere donazioni, un
universalismo astratto per mascherare inerzia e individualismo, una
politica della pietà per pulire la coscienza degli Stati occidentali,
uno spettacolo macabro sbattuto sulle prime pagine dei giornali e sui
canali televisivi per coprire i veri colpevoli. Il confezionamento di
questa celebrazione globale – che durerà fino al 19 settembre e i cui
risultati saranno presentati all’Assemblea generale dell’ONU a New York –
è organizzata ai minimi dettagli. C’è un intero star system che
va da Ben Stiller fino ad Alessandro Gassmann passando per Angelina
Jolie e George Clooney, che invita le persone a sostenere col sorriso (e
con una donazione) questa campagna “epocale”. Tutti a raccontare le conseguenze della guerra (il già visto) ma le cause (il non detto) non vengono nemmeno menzionate.
La realtà è che si fa la guerra invocando i “diritti umani”
e si chiama in causa il fine umanitario per nascondere le conseguenze
disastrose di quella guerra. Non a caso lo sponsor è più o meno sempre
lo stesso: le Nazioni Unite. Sono le Nazioni Unite che
finanziano l’UNCHR (agenzia per i rifugiati) e che allo stesso tempo
benedicono tutte le risoluzioni che legittimano gli interventi militari
(o non hanno mai fatto nulla per impedirle): dalla Serbia
all’Afghanistan all’Iraq alla Libia passando per la Siria. Il catechismo
umanitario è in realtà una chiamata alle armi. Voi che scrivete #WithRefugees
dov’eravate quando in nome dell’esportazione della democrazia venivano
violati i diritti dei popoli e creati nuovi sfollati in giro per il
mondo?
Engagez Vous il blog di Sebastiano Caputo
20 giugno 2017
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