Il giorno successivo al primo turno delle presidenziali francesi,
mercati finanziari, grandi media ed istituzioni europee hanno brindato:
il “rottamatore” Emmanuel Macron, uscito vincente dal primo turno,
avrebbe già ipotecato l’Eliseo, blindando così euro ed Unione Europea.
Si tratta di un bluff, perché l’accesso al secondo turno di Macron ha
aumentato, anziché diminuire, le probabilità di vittoria del FN: come
scoprì già nel Settecento il matematico Nicolas de Condorcet, i
ballottaggi sortiscono esiti sorprendenti in base ai differenti
abbinamenti dei candidati. Se un ipotetico duello tra Marine Le Pen e
François Fillon avrebbe ridotto al lumicino le speranze di vittoria dei
populisti, l’emergere del “centrista” Macron ha paradossalmente creato
il contesto migliore per la vittoria della Le Pen: per il FN è possibile
conquistare il 51-52% delle preferenze.
Se l’establishment dimentica gli insegnamenti del marchese Condorcet…
Il 23 aprile le urne francesi hanno parlato, decretando il nome dei
due contendenti che si sfideranno il 7 maggio per conquistare l’Eliseo:
sarà un duello tra il “rottamatore”, centrista, europeista ed
ex-banchiere Rothschild, Emmanuel Macron, e la “populista”, sovranista, anti-euro e presidentessa del Front National (fino alle dimissioni del 25 aprile) Marine Le Pen. I due hanno conquista rispettivamente il 24% ed il 21% delle preferenze, seguiti dai Repubblicani/UMP di François Fillon (20%), dal populista di sinistra Jean-Luc Mélenchon (19,5%) e dal socialista Benoit Hamon (6%). Il verdetto, accompagnato da un fulmineo sondaggio che assegna la vittoria finale a Emmanuel Macron con ampio margine (62% vs 38%)1, ha scatenato l’indomani l’euforia dei mercati finanziari:
CAC40 +4,14%, euro in forte risalita, differenziali tra Bund e titoli
periferici in netta discesa. Al brindisi del grande capitale, si sono
sommati anche i complimenti delle più alte cariche europee e le
rassicurazioni dei maggiori media: il buon risultato del neonato partito
centrista “En marche!”, unito all’immediato appello dei partiti sconfitti per la creazione di un “front républicain” contro i populisti, avrebbe definitivamente debellato il pericolo di Marine Le Pen.
È davvero così?
È più lecito dubitarne, leggendo l’euforia dei mercati e le esultanze
per la scampata minaccia populista come l’ennesima manovra con cui
l’establishment euro-atlantico sta tentando di influenzare le
fondamentali elezioni francesi: assegnare la vittoria a tavolino a
Emmanuel Macron, quando mancano due settimane del ballottaggio, è
una soltanto una variante della spietata guerra psicologica combattuta
contro l’opinione francese, reduce già da due anni di strategia della
tensione. I giochi in realtà non solo sono aperti, ma lasciano anche presagire che una vittoria di Marine Le Pen sia più concreta che mai, paradossalmente proprio grazie all’affermazione del “centrista” Macron. È
il ragionamento che circa tre mesi fa, immaginando un ballottaggio Le
Pen-Macron, adducemmo per pronosticare il successo del Front National: concretizzatosi lo scenario di base, è giunto il momento di sviluppare a fondo l’analisi, passando dalla teoria alla pratica, dalla logica alla matematica.
Già, la matematica: una scienza da maneggiare con cura, perché severa
ed implacabile. Talvolta anche oscura e sorprendente. Tremendamente
reale, considerando che non è confinata alle speculazioni di qualche
mente sognatrice, ma ha un impatto in ogni aspetto della vita
quotidiana: in tutti i campi, compresa la politica ed i ballottaggi.
Fu proprio il matematico francese Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet (1743-1794),
tra i primi ad applicare la scienza dei numeri alle votazioni,
evidenziandone gli effetti talvolta spiazzanti: il celebre paradosso di Condorcet afferma infatti che nelle votazioni a maggioranza che avvengono in due o più fasi (il ballottaggio), l’ordine con cui avviene la votazione non è neutrale, bensì influenza a sua volta l’esito finale del voto, contribuendo alla vittoria di questo o quel candidato, in virtù della non transitività delle relazioni di preferenza.
L’approfondimento teorico non ci interessa e passeremo direttamente
alla pratica, calando il paradosso di Condorcet nelle presidenziali
francesi e dimostrando come aiuterà Marine Le Pen a conquistare
l’Eliseo.
Supponiamo che l’establishment euro-atlantico, anziché tirare la volata all’ex-Rothschild Macron ed accanirsi a colpi di inchieste mediatico-giudiziarie contro François Fillon, avesse lasciato che gli eventi si svolgessero secondo natura: quasi certamente, il ballottaggio del 7 maggio vedrebbe oggi una sfida tra il candidato dei Repubblicani/UMP ed Marine Le Pen.
Il primo sarebbe stato “preferito” dal centro-destra, dal centro e dai
socialisti, lasciando alla seconda solo le preferenze dei populisti di
destra e di una fetta di quelli di sinistra: la sconfitta del Front
National sarebbe quasi certa, perché le forze anti-sistema non sono
ancora la maggioranza assoluta in Francia.
L’establishment euro-atlantico, diffidando delle simpatie filo-russe
di Fillon e volendo insediare a tutti i costi un proprio uomo
all’Eliseo, ha però “pasticciato” con la campagna elettorale,
adoperandosi per un ballottaggio Macron-Le Pen: a questo punto, il primo
sarà “preferito” da tutto il centro e dai socialisti, verso la seconda
andranno però non solo le preferenze dei populisti di destra, ma
anche di buona parte dell’elettorato di centro-destra e di qualche
populista “rosso”. Se Marine Le Pen avrebbe quasi certamente perso
contro Fillon, al contrario ha buone probabilità di
conquistare l’Eliseo contro Macron, nonostante le forze anti-sistema
siano sempre lontane dalla maggioranza assoluta: ecco il paradosso di Condorcet dispiegato nella realtà.
L’ordine delle votazioni è decisivo nelle votazioni in due o più fasi, a causa della non transitività delle relazioni di preferenza:
per l’elettore di centro-destra, Fillon è meglio di Le Pen perché
conservatore, moderato e pro-euro, Fillon è anche meglio di Macron per
le stesse ragioni, ma Le Pen è meglio di Macron benché sia
conservatrice, non moderata ed anti-euro! Nell’insieme “Fillon, Macron,
Le Pen” è impossibile creare una relazione transitiva per cui se è Macron è preferito a Fillon e Fillon è preferito a Le Pen, allora Macron è preferito a Le Pen.
Compiamo ora il passo successivo, vedendo come il paradosso di
Condorcet agirà nel concreto: come base di partenza utilizziamo i dati
del 23 aprile, ipotizzando che, in linea con le elezioni presidenziali
del 2002 che videro affrontarsi Jacques Chirac ed Jean-Marie Le Pen, l’affluenza cali di diversi punti percentuali, passando dal 77% al 70%.
Il nostro assunto è che il “fronte repubblicano” invocato da repubblicani e socialisti a favore di Emmanuel Macron, non regga:
la disoccupazione record, la stagnazione economica, la ribellione
all’establishment, la crisi d’identità della Francia, l’emergenza
migratoria e l’insofferenza verso Bruxelles, prenderanno sopravvento sulle indicazioni dei partiti, inducendo la maggior parte degli elettori a votare secondo coscienza.
Procediamo quindi “spalmando” i voti del primo turno sui due candidati
del ballottaggio: le percentuali con cui ripartiamo le preferenze sono naturalmente discrezionali, benché “ancorate” alla realtà.
Supponiamo nello specifico che il 75% dei voti dei Repubblicani/UMP vada Marine Len, e solo il 25%
converga verso Emmanuel Macron, ex-ministro dell’economia sotto la
presidenza Hollande. Nel caso dei voti conquistati dal populista rosso
Jean-Luc Mélenchon, voti cui è già partita la caccia da parte del Front
National, ipotizziamo la seguente ripartizione: un 20% di elettori, attirati dalla retorica anti-establishment ed anti-liberista, voterà FN, un 40% per Macron, ed il restante si disperderà in astensione.
Tutti i voti del socialista Hamon confluiranno verso il candidato
centrista ed i restanti partiti si divideranno tra Front National, “En
Marche!” e non voto, in base alla loro natura conservatrice/progressista/populista: in particolare, ipotizziamo che la formazione sovranista “Debout la France” di Nicolas Dupont-Aignan raccolga l’invito del FN a formare una coalizione di “patrioti”2.
Esito finale?
Il Front National vincerebbe col 51-52% delle preferenze.
Asserire che sarà questo l’esito del ballottaggio sarebbe azzardato,
ma l’analisi è indispensabile per capire che, contrariamente alla
percezione alimentata da media, mercati finanziari e tecnocrati di
Bruxelles, la partita del 7 maggio è apertissima,
proprio grazie all’intervento in gamba tesa dell’establishment
euro-atlantico sulla campagna elettorale: affossando François Fillon per
insediare insediare all’Eliseo il proprio pupillo Macron, l’oligarchia
ha creato il contesto migliore per una vittoria di Marine Le Pen.
Un duello Fillon-Le Pen si sarebbe quasi certamente concluso con la
sconfitta del Front National: grazie al paradosso di Condorcet ed agli spazi che si sono aperti a destra e sull’ala sinistra del populismo,
Marine Le Pen può invece riuscire nella storica impresa di conquistare
l’Eliseo, sconfiggendo lo scialbo candidato della banca Rothschild.
Sarebbe la tremenda nemesi contro quei poteri che stuprano con sempre maggiore frequenza le democrazie occidentali.
Fonte: http://federicodezzani.altervista.org
Link: http://federicodezzani.altervista.org/il-paradosso-di-condorcet-apre-le-porte-delleliseo-a-marine-le-pen/
Nessun commento:
Posta un commento