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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

05/04/16

i cretini al potere






Nel racconto Bureaucratie, Honoré de Balzac (1799-1850) ad un certo punto solleva un quesito: i burocrati fanno questo mestiere perché sono cretini o diventano cretini perché fanno questo mestiere? Il quesito non è da poco e come vedremo, di grande attualità. Al tempo del grande narratore e analista sociale, il mestiere di burocrate, nell’epoca postnapoleonica, era diventato l’ambizione delle classi subalterne e la lotta per il potere si trasferì dai salotti all’amministrazione pubblica dove si concentrò il nucleo di tutte le mediocrità della società politica. Quando, alla lunga, tutto diventa mediocrità, le nazioni periscono, scrive Balzac. Il fenomeno burocratico ha avuto dappertutto la stessa evoluzione degenerando in un sistema di parassitismo, clientelismo politico e corruzione. Poiché i burocrati si riparano dietro regole impersonali e astratte, non si sentono mai personalmente responsabili dei loro atti e pertanto continuano a fare le stesse cose anche se non funzionano. Quindi se non sono proprio nati cretini, finiscono per diventarlo.
La specie burocratica si è evoluta, raffinata, estetizzata, globalizzata e la sua ascesa sociale e politica è stata inarrestabile. Mezze maniche, funzionari portaborse si sono trasformati in “regolatori” ambiziosi, diventati poi ministri, banchieri, economisti, presidenti di commissioni e di consigli. Insomma, l’antica nomenklatura amministrativa balzachiana è l’attuale tecnocrazia superstipendiata e la sua ascesa ha segnato l’avanzata del governo arbitrario nelle democrazie. Non c’è più il mondo politico, c’è il mondo della burocrazia. È per questo che oggi tutti avvertono un vuoto politico.
Poiché il potere burocratico, privo di responsabilità, aumenta sempre più, si vive nell’inefficienza economica permanente. La ragione per cui produce sempre danni è semplice: non rischia mai il proprio denaro. Pertanto può permettersi di fare tutti gli esperimenti sociali possibili, l’elettorato facendo da cavia.
Tutto questo ci è venuto in mente a proposito dell’ultima panacea che i cretini al potere si apprestano a “vendere”: il denaro dall’elicottero per stimolare l’economia. Chi l’avrebbe detto che quest’idea da fumetti poteva diventare realtà? Ovviamente è un modo di dire perché i governi non userebbero l’elicottero ma distribuirebbero assegni a pioggia per erogare il cosiddetto reddito di base o reddito minimo universale, incondizionato, oltre all’attuale welfare. Non ci sarebbe bisogno di lavorare e neppure manifestare la minima intenzione a cercare un lavoro. Si può star seduti tutti il giorno a guardare la tivù e ricevere l’assegno a fine mese.
Dio disse ad Adamo: “Ti procurerai da vivere con il sudore della fronte”. Che l’Eterno si fosse sbagliato? Che non avesse previsto che bastava la distribuzione di buoni d’acquisto per sfuggire alla condanna originale? Perché non averci pensato prima? A che serve lavorare, produrre, risparmiare, capitalizzare, investire, preoccuparsi per la pensione quando c’è l’annaffiatoio dei buoni d’acquisto? Funzionerà, non funzionerà? I cretini al potere non lo sanno in anticipo, la loro funzione non è prevedere ma, sempre, sperimentare.
Perché quest’idea è già allo studio dappertutto? Perché gli esperimenti finora fatti dai cretini non hanno funzionato e ora si apprestano a improvvisare l’ultimo e forse il più micidiale, se finalizzato a risollevare le sorti dei Paesi che hanno ridotto in bancarotta.
Proviamo a concepire l’economia come un grande magazzino dove la gente va a depositare i beni che produce per avere il diritto di prelevare, in cambio, i beni da consumare. Questa, in fondo, è la realtà dello scambio economico: il mezzo di pagamento reale è ciò che ciascuno produce. Pensiamo, poi, al denaro come a un buono/tagliando per prelevare i prodotti dal grande magazzino dell’economia. Chi non produce, e quindi non ha nulla da scambiare, non ha diritto ai tagliandi per prelevare i beni prodotti da altri. Ipotizziamo, ora, che alla metà della popolazione vengano distribuiti tagliandi dalla banca emittente. La convinzione è che tale distribuzione abbia il potere di stimolare l’economia tutta, il che dovrebbe verificarsi in virtù del fatto che la metà della popolazione che produce aumenta la produzione complessiva, in quanto l’altra metà che non produce spende i tagliandi per consumare. Ma poiché la metà che non produce si precipita a ritirare dal magazzino dell’economia ciò che l’altra metà produce, i beni che entrano nel magazzino non aumentano ma diminuiscono perché il ritmo dei prelievi da parte di chi acquista senza produrre è più veloce di quello di chi produce e deposita nel magazzino. Per frenare l’assalto ai beni, chi produce non avrebbe altra scelta che alzare i prezzi svalutando i tagliandi. Cioè i diritti ai prelievi.
Le banche emittenti raggiungerebbero finalmente l’agognato obiettivo: l’inflazione. Ma resterebbero subito deluse perché scoprirebbero che con l’inflazione, la ricchezza prodotta per il magazzino e destinata allo scambio, invece di aumentare, diminuisce. Infatti l’inflazione si verifica proprio quando la produzione cresce meno velocemente dei tagliandi in circolazione che servono ad acquistarla. È per questo motivo che l’inflazione non produce mai crescita reale. Quindi, l’esperimento del denaro a pioggia provocherebbe inflazione più stagnazione, ossia stagflazione, e la gente si troverebbe più miserabile di prima.
Purtroppo non finirebbe qui. Ben presto l’inflazione diventerebbe incontrollabile. Che incentivo infatti avrebbero i produttori a produrre a favore di chi, per consumare, offre in cambio, non produzione, ma buoni d’acquisto di valore sempre decrescente? Ben presto i prezzi tenderebbero all’infinito e il valore dei buoni allo zero. La stagflazione si trasformerebbe in iperinflazione e l’esperimento del danaro dell’elicottero finirebbe in tragedia. La gravità del fenomeno dipende, ovviamente, dall’intensità dell’alluvione dei buoni d’acquisto.
L’idea più semplice ed efficiente per far progredire l’economia, l’eliminazione di una tassazione da confisca, non sfiora nemmeno la mente dei regolatori in quanto minerebbe la base del loro potere: è attraverso la confisca fiscale che erogano sussidi ai clienti elettori, ne rafforzano il grado di dipendenza, ne distruggono l’etica del lavoro e li riducono in servitù.
Se l’Europa pensa, oggi, di avere un problema migratorio è ottimista. Aspetti a vedere cosa accadrebbe con questo esperimento. Milioni di africani la assedierebbero. Una volta adottata la misura, sarebbe impossibile fare marcia indietro prima del collasso. Chi, infatti, voterebbe per un regolatore pentito che volesse revocarla? Riflettano bene i cretini al potere: il denaro dall’elicottero è l’ultimo esperimento, ovvero danno, che si possono permettere. Quando denaro, crediti, debiti saranno polverizzati e ci sarà il flagello di nuovi migranti e la povertà diffusa, “il gigantesco potere mosso da nani”, come Balzac definì la burocrazia, questa volta dovrà fare i conti con una rivoluzione.

di Grerardo Coco - 1 aprile 2016

fonte: http://www.opinione.it

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