Pare che in questi giorni un ex-diplomatico (peraltro molto legato
all'India…) si stia prodigando sulla stampa e nei salotti romani per
sostenere esattamente la linea portata avanti da un anno dal Commissario
De Mistura, ovvero che l'Italia non deve avviare alcun Arbitrato per
riportare a casa i nostri Maro'. Motivo? "Ma è chiarissimo", proclama
questo signore persino attraverso i mass-media (che poi pubblicano senza controllare...):
"l'Arbitrato presuppone la volontà di entrambe le parti - Italia e
India - di nominare un collegio arbitrale, e l'India - ma guarda un po' -
si rifiuta". Tra le molte letture che sicuramente arricchiscono la
cultura del signore in questione pare mancare purtroppo quella più
importante per il caso Latorre e Girone: l'allegato VII della
Convenzione sul Diritto del Mare, ratificata anche dall'India.
L'allegato VII prevede appunto la nomina "d'autorita'" del componente
del Collegio di Arbitrato obbligatorio quando uno dei Paesi coinvolti si
rifiuti di accettare la richiesta di Arbitrato…una procedura ampiamente
illustrata - anche su questa pagina Facebook - dai più importanti
internazionalisti ed esperti di Diritto del Mare. Se ho menzionato
questo caso di curiosa e forse banale disinformazione sull'Arbitrato
obbligatorio previsto dalla Convenzione UNCLOS, una disinformazione
facilitata da certa stampa sensibile a tutti gli affarismi con l'India,
proprio quando il Governo Renzi dopo dieci mesi di nulla di fatto del
Governo Letta dice di voler perseguire l'Arbitrato obbligatorio e altre
iniziative internazionali, è proprio perché preoccupa molto la rinnovata
- e interessata - vitalità del "partito filoindiano" in questi giorni
di ulteriori rinvii e rimescolamenti di carte, a New Delhi e non solo…
E' come se ancora oggi, come nei dieci mesi del Governo precedente,
dovesse valere assoluta e intatta la vergognosa decisione presa quel 22
marzo 2013 di affossare l'Arbitrato Obbligatorio proposto l'11 marzo
2013, rispedendo repentinamente in India i due Maro', senza garanzia o
tutela alcuna, ignorando la Sovranità del nostro Paese su uomini in
Divisa che lo rappresentano, per il timore che alcuni interessi
economici - tutt'altro che limpidi - potessero prevalere su quelli della
sicurezza e della dignità nazionale. I fautori del finto dialogo a
tutti i costi, vorrebbero persino rinunciare all'affermazione
dell'interesse nazionale attraverso le forme di tutela assicurateci dal
diritto internazionale: secondo costoro, dovremmo zittirci perchè
l'India è un paese di primo piano nella realtà globale e nel G20, e
perché ci sarebbe "rischio di creare tensioni" derivanti dalla nostra
decisione di "portare in giudizio" New Delhi dinanzi a una Corte
dell'ONU. Argomenti *del tutto strumentali*, perché i Trattati in vigore
sul Diritto del Mare *sono stati ratificati in piena libertà* dagli
Stati che li hanno sottoscritti, dopo negoziati laboriosi che hanno
portato a soluzioni accettate e condivise *da tutta la Comunità
internazionale*. Ritenere inopportuno far valere un Trattato come la
Convenzione UNCLOS perchè qualcuno rischierebbe "di offendersi"
costituirebbe un clamoroso passo indietro dal punto di visto del diritto
e della sovranità. Non è certo questo l'esempio che l'Italia ha dato
anche solo pochi anni fa, quando abbiamo portato la questione degli
internati militari italiani (IMI) nel Terzo Reich dinnanzi alla Corte
Internazionale di Giustizia, ne e' questo l'esempio fornito dal caso
Greenpeace (Olanda contro Russia) di cui ho già parlato sulla Pagina, ne
quello degli ultimi giorni che riguarda sempre la Convenzione sul
diritto del Mare, con le Filippine che hanno avviato la procedura di
Arbitrato contro la Cina, aprendo così una controversia nel quadro
Unclos che potrebbe essere seguita da Vietnam, Malaysia, Brunei e
Taiwan, sul tema della giurisdizione sulla Zona Economica Esclusiva
(ZEE) della "Second Thomas Shoal", la piattaforma continentale situata a
105 miglia nautiche dalla costa filippina e quindi all'interno delle
200 miglia fissate dall'Unclos per la ZEE di ogni stato costiero (la
Cina rivendica anch'essa la giurisdizione economica in quella porzione
di alto mare e sugli isolotti che vi si trovano): pur trattandosi di una
questione estremamente complessa che coinvolge direttamente diversi
altri Paesi della regione, con riflessi di grande portata sia economici
che strategici, si prevede che il giudizio arbitrale sarà emesso nel
giro di pochi mesi… Nel frattempo, per Latorre e Girone, alcuni
autoproclamatisi "esperti di casa nostra" pontificano che l'Arbitrato
Internazionale non è percorribile e che dovremmo lasciare
illegittimamente processare in India Massimiliano e Salvatore, quando e
come gli indiani dovessero decidersi a farlo, sicuramente non prima
dell'autunno… NO COMMENT…oppure commentiamo….?
fonte Giulio Terzi
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