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Non smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Non esiste la verità assoluta. Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro. Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.

(Bertrand Russell)

21/05/21

Immigrazione clandestina: la lezione di Sánchez all’Italia

 

Immigrazione clandestina: la lezione di Sánchez all’Italia

Per una volta non è l’Italia ad essere obiettivo di ondate migratorie clandestine ed incontrollate, provenienti dal continente africano, anche se gli sbarchi illegali sulle nostre coste proseguono. Bensì, è la Spagna che ha dovuto fare i conti in questi giorni con una repentina invasione di migranti irregolari. L’enclave spagnola di Ceuta, circondata dal territorio marocchino, è stata presa d’assalto da ben 8mila persone, che in vari modi hanno attraversato il confine fra il Marocco e la città autonoma dipendente da Madrid.

La pressione dell’immigrazione clandestina, originaria dell’Africa, è un fatto acclarato da parecchi anni ormai, e noi italiani ne sappiamo qualcosa, ma sembra che l’invasione di Ceuta sia stata voluta dal Governo marocchino, intenzionato a vendicarsi nei confronti della Spagna. Parrebbe che la polizia di frontiera marocchina abbia permesso scientemente ai migranti di violare il confine. Il Marocco sarebbe particolarmente irritato con la Spagna, rea di aver consentito il ricovero in un ospedale iberico di Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, il movimento che lotta per l’indipendenza del Sahara Occidentale, considerato un nemico da Rabat. In ogni caso, ritorsione o meno da parte marocchina, la Spagna ha reagito con molta fermezza, mobilitando l’esercito e provvedendo senza esitare a rimpatri immediati.

Già 5600 degli 8mila migranti penetrati illegalmente a Ceuta hanno fatto ritorno in Marocco. Il Governo spagnolo del premier Pedro Sánchez ha di fatto lanciato un duplice messaggio politico, che l’Italia, ossia il ventre molle del continente, e il resto d’Europa dovrebbero fare proprio. Per prima cosa, non si cede alle intimidazioni, qualunque esse siano, e per seconda cosa si offre assistenza immediata a chi ne ha bisogno, ma subito dopo, coloro i quali sono giunti in maniera illegale, devono mettere in conto il rimpatrio. Perché l’immigrazione di massa incontrollata non può essere né accettata e nemmeno stimolata, anche o soprattutto per evitare che gruppi di disperati incontrino purtroppo una brutta morte nel loro viaggio oppure che rimangano vittime di spregiudicati giochi politici e commercianti di uomini senza scrupoli.

I Paesi civili, pensiamo agli Usa, al Canada e all’Australia, non solo non rifiutano l’apporto di manodopera straniera, più e talvolta anche meno qualificata, ma hanno vissuto e vivono di immigrazione. Tuttavia, la filosofia di fondo è quella di fare sì che tutti gli ingressi diversi ovviamente dal turismo o dai trasferimenti per ragioni sentimentali/matrimoniali, corrispondano a precise esigenze del mercato del lavoro locale. Insomma, ci si sforza di impedire anzitutto gli arrivi in massa, inevitabilmente difficili poi da gestire, e chi giunge da oltreconfine deve già avere, ancora prima di partire, una sistemazione lavorativa ed abitativa. Non viene consentito prima l’ingresso e poi soltanto dopo, forse, la ricerca di una occupazione.

A questi principi si ispira anche, probabilmente, il premier spagnolo Pedro Sánchez. Ciò si chiama, in modo molto semplice, buonsenso ed esso non è né di destra, né di sinistra. Sánchez non è un sovranista di destra, un lepenista, bensì è un socialista a capo di un Governo di sinistra. Eppure, egli si è mosso, in tema di immigrazione, sulla falsariga di quanto sostenuto e fatto da Matteo Salvini in qualità di ministro dell’Interno. Ma a quest’ultimo, determinate decisioni hanno comportato la demonizzazione mediatica e i processi in tribunale. La sinistra italiana, anziché accarezzare le trecce di Carola Rackete e intestardirsi sulla solita linea irresponsabile, (intanto facciamo entrare tutti, e poi si vedrà), vada a lezione dal socialista Pedro Sánchez.

 

 

18/05/21

ARDEA – Il sindaco si sta muovendo. Oggi brillante operazione antiabusivismo sui terreni del comune. Operazione portata a termine dalla municipale

 

 

Brillante operazione della polizia municipale coordinata dall’unica capitana della municipale rutula. Questa mattina al comando di sei agenti e di uno dei migliori tecnici del comando si sono recati in una traversa di via dei Colli Marini segnalata dalla stampa al comando della municipale  a seguito di foto e notizie ricevute da parte di alcuni cittadini della zona. Ancora una volta grazie ad alcuni giornalisti che riscuotono fiducia da parte dei cittadini per la sollecitudine con cui divulgano la notizia mettendo in allarme le forze di polizia municipale e militari della zona. La capitana dopo aver organizzato  l’intera operazione questa mattina si è recata sul posto ove erano accampati i nomadi, e a nulla sono valsi i tentativi di resistere per evitare il sequestro di tre piccoli manufatti e di un conteiner. Con professionalità tutto il personale da lei coordinato ha verbalizzato l’abuso e affisso i sequestri stando in stretto contatto con un magistrato della Procura della Repubblica di Velletri, al quale sarebbero già arrivati i verbali di sequestro per la convalida. Sigillato il corpo del reato, i nomadi  sono stati fatti allontanare sotto scorta della municipale stessa,   come avevano fatto quest’estate quando il loro ex comandante, il ten Col. Sergio Ierace, sempre sulla stessa via aveva scortato fuori comune una carovana di cinque roulotte le quali non avevano avuto neppure il tempo di scendere dagli stessi automezzi. Ora sembra che la prossima operazione sempre a sorpresa avverà per quelli che sono ancora accampati su via dei Monti di Santa Lucia che come i loro colleghi stanno ancora edificando con un immenso borbottio delle famiglie della zona. Per la brillante e coraggiosa operazione di sgombro sono giunti al comando ed alla Capitana i compiacimenti del sindaco e della sua giunta.


Luigi Centore   


fonte: https://www.giornaledellazio.it/ardea-il-sindaco-si-sta-muovendo-oggi-brillante-operazione-antiabusivismo-sui-terreni-del-comune-operazione-portata-a-termine-dalla-municipale/?fbclid=IwAR1aHA2F4Tu7LVsP04N9GQSP7N21AeLeXccZ4wnnzUMzmtboMLMHqFQGxkc

16/05/20

Sull’immigrazione la sinistra tradisce gli italiani


Sull’immigrazione la sinistra tradisce gli italianiDel Decreto legge denominato “Rilancio Italia” dovremo parlare a lungo, dopo averlo studiato attentamente. Tuttavia, un giudizio sulla parte del provvedimento dedicata alla regolarizzazione degli immigrati irregolari c’è ed è pessimo. Per molte ragioni, non tutte strettamente connesse ai profili tecnico-giuridici della nuova norma. Nel merito, è nostra opinione che l’articolo 110-bis del Decreto, introdotto dalla fuorviante dicitura “Emersione di rapporti di lavoro”, sia figlio di una chiara scelta ideologica. La sinistra non ha mai smesso di puntare a stravolgere l’identità della comunità nazionale mediante l’immissione indiscriminata di gruppi umani provenienti da aree del mondo esterne al Vecchio Continente. Non vi era riuscita negli anni precedenti, quando ha provato a modificare la legge sulla cittadinanza. E non vi era riuscita anche per il fatto che l’idea di società multiculturale aperta alle migrazioni di massa cozzasse contro la pretesa giustizialista di non consentire in via di principio alcuna forma di sanatoria. La sinistra bacchettona, che ha fatto muro contro la clemenza di Stato, che si manifestasse attraverso le amnistie per i responsabili di reati o mediante i condoni fiscali ed edilizi, non avrebbe accettato di essere colta in fallo nell’invocare un’eccezione per gli immigrati.

Eppure, sul colpo di spugna per i clandestini, la sinistra è sempre stata consapevole di non essere in sintonia con la volontà della maggioranza degli italiani contrarissimi alle regolarizzazioni. Tuttavia, la sua forza sta nell’imporre al popolo, in nome del suo stesso bene, ciò che il popolo non sa di volere. È la funzione pedagogica dell’ideologia progressista alla quale la sinistra non può rinunciare, pena la sconfessione della propria ragione sociale. Come colpire l’obiettivo? Si tratta di cogliere l’attimo, quando il Paese è confuso ed è preso da altre e più importanti incombenze; quando, governando in coalizione con altre forze politiche, gli alleati sono così deboli da non costituire un intralcio al perseguimento dei progetti più indigesti. La crisi pandemica è capitata come il cacio sui maccheroni per assestare quei colpi che in un momento ordinario della vita democratica sarebbe stato impensabile piazzare senza sollevare la protesta degli italiani. Quale migliore occasione del varo del decreto che, a parole, dovrebbe rovesciare sulle imprese e sulle famiglie un fiume di denaro, per infilarci dentro la polpetta avvelenata della regolarizzazione dei clandestini? Allineamento astrale perfetto: la crisi economica incombente, l’alleato grillino che ormai si rappresenta come un esercito in rotta, e il gioco è fatto. Nondimeno, si tratta di un tragico errore di cui pagheremo le conseguenze negative per molto tempo. Col pretesto di dare una mano all’agricoltura che ha bisogno di manodopera per non perdere i raccolti di quest’anno, l’articolo 110-bis del Decreto concede ai datori di lavoro la possibilità di stipulare contratti di lavoro subordinato con cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale o di regolarizzarne la posizione quando siano in essere rapporti di lavoro irregolari.

La motivazione addotta dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha del surreale: la misura varata cancellerebbe il caporalato e altre forme criminali di sfruttamento del lavoro in agricoltura. Ragioniamo. Dietro la messa in schiavitù dei clandestini ci sono indubbiamente imprenditori, italiani, senza scrupoli che fanno profitto lucrando sul costo irrisorio della manodopera. Le organizzazioni criminali hanno puntato a inserirsi in tale business offrendosi di incrociare la domanda all’offerta. Si chiama caporalato: dei delinquenti che intermediano braccia che si offrono a padroni che non vanno per il sottile. La nuova norma prevede un condono per il datore di lavoro a patto che si denunci e paghi una penale di 400 euro (comma). Il reo confesso, in cambio del perdono dello Stato per averla fatta franca, dovrebbe impegnarsi per il futuro a rispettare le regole sui contratti di lavoro e a pagare una sorta di obolo penitenziale a compensazione delle somme dovute in qualità di datore di lavoro per le pregresse inadempienze retributive, contributive e fiscali.

Somma che non è al momento quantificata ma dovrà essere fissata in un successivo decreto del ministro del Lavoro, scritto di concerto con il “ministro dell’Economia e delle Finanze, con il ministro dell’interno ed il ministro delle politiche agricole e forestali” (articolo 110 bis, comma 6). Ora, se un imprenditore è un farabutto mai accetterà di mettere la testa nel capestro. Contando sulla difficoltà degli enti della Pubblica amministrazione di assicurare controlli capillari, continuerà a fare “nero” come è più di prima. A meno che non colga nelle pieghe della legge l’occasione di fare altro business illegale. Manco a farlo apposta il Decreto spalanca le porte a tale opportunità. Il comma 13 dell’articolo 110-bis prevede che all’atto di presentazione della richiesta di regolarizzazione venga consegnata all’immigrato un’attestazione che gli consenta il soggiorno in Italia fino ad un eventuale (si sottolinei eventuale) comunicazione dell’Autorità di Pubblica sicurezza. Si torna al salvacondotto di ottocentesca memoria, ma che sul mercato odierno delle frodi vale oro per chi lo detiene. Con i mostruosi carichi di lavoro, infatti, che gravano sugli organismi di Pubblica sicurezza, un immigrato che ha nelle mani il pezzo carta potrebbe restare nel nostro Paese per il tempo di durata del contratto di lavoro fittizio (comma 4), magari continuando a svolgere la sua attività abituale, anche se essa non sia propriamente legale. Il costo ufficiale della pratica a carico del lavoratore è al massimo di 30 euro (comma 13). Ripensando a quel tale disonesto imprenditore che su un quintale di patate ricava scarsi 15 euro, sarà una pacchia mettere in piedi il business dei finti contratti di lavoro agli immigrati (paganti) che si aggiunge ad altre specialità di certa agricoltura “noir”: le finte disoccupazioni, le pratiche manipolate per l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura dei premi previsti dalla Pac-Politica Agricola Comunitaria) e altre mille e una fantasie fraudolente sui fondi comunitari, riscontrate dalla Guardia di Finanza, su 13mila controlli svolti tra il 2014 e il 2016, in 6 casi su 10 (Fonte: Senato della Repubblica-Ufficio valutazione impatto).

Naturalmente tutto ciò alla sinistra non interessa. Lo scopo era aprire la breccia all’afflusso degli immigrati. Il successivo step sarà quello di investire fondi pubblici per sistemarli abitativamente in modo permanente e adeguato alla nuova condizione di emersione. Come potrebbe un lavoratore regolare stare in una baraccopoli? Alla bisogna provvede il comma 17: “le amministrazioni dello Stato competenti e le Regioni, anche mediante l’implementazione delle misure previste dal Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022, adottano soluzioni e misure urgenti idonee a garantire la salubrità e la sicurezza delle condizioni alloggiative”. Dopo il lavoro la casa, quando milioni di italiani da qua a qualche mese non avranno più un piatto di minestra da mettere in tavola e forse neppure un tetto sotto cui stare per colpa degli insoluti con le banche creditrici. E i grillini che minacciavano fuoco e fiamme? Loro, i puri e duri del con-noi-mai-condoni? Hanno calato le brache perché sono stati ricattati dagli alleati.

Quando sembrava che la truppa pentastellata non cedesse sulle regolarizzazioni, a sinistra è cominciata a circolare la voce che si sarebbe potuto prendere in considerazione la soluzione prospettata dalla destra di impiegare i fruitori del Reddito di cittadinanza per i lavori in campagna. Tra i grillini è stato il panico. Solo immaginare di scomodare gli assistiti di Stato, che essi pensano costituiscano l’ultima linea di difesa dal crac elettorale, li ha spinti a piegarsi al progetto della sinistra unita. Sinistra che ancora una volta ha dimostrato “per tabulas” che le divisioni all’interno del suo campo sono solo specchietti per le allodole. Prepariamoci dunque a reggere il primo impatto della nuova normativa: la ripresa dei flussi incontrollati di clandestini dal Mediterraneo meridionale. Quando si spargerà la voce, nelle remote contrade d’Africa, che in Italia si è accolti e messi in regola, un’onda gigantesca si abbatterà sulle nostre coste. Ma non sarà di quelle che stimolano a fare surf.

01/05/20

Le mani della Cina sull’Italia: ora indagano i Servizi Segreti. Non c’è solo Immuni…

Più di qualcuno ha da subito avanzato dubbi e perplessità sulla nuova app Immuni realizzata per contrastare – o almeno così dicono – la diffusione del covid-19. E più di qualcuno ha avanzato dubbi e perplessità su degli strani movimenti tra Italia e Cina. Ma finché sono giornalisti, analisti e commentatori, non si crea troppo rumore. Se ad alzare le antenne, però, ora sono anche i Servizi segreti, allora qualcosa sotto c’è. Fabio Martini ricostruisce il retroscena su La Stampa: “Negli ultimi giorni da quegli ambienti trapela una nuova pista di indagine: tracciare i ‘movimenti’ cinesi su due prede italiane, la app Immuni e Borsa Italiana. Certo, piste diversissime tra loro, che curiosamente portano ad uno stesso punto di partenza: Hong Kong, il ‘porto profumato’ della Repubblica popolare cinese”.


Nei giorni scorsi La Stampa aveva anticipato l’interesse dei proprietari della Borsa di Parigi per l’acquisizione di Borsa Italiana, la società che gestisce Piazza Affari, ma ora è affiorato anche l’interesse degli operatori di Hong Kong. E si capisce perché: “Borsa Italiana – si legge su La Stampa – è centro nevralgico di informazioni sulle imprese quotate. E ci sono cinesi anche tra i soci di Bending Spoons, la società chiamata a gestire Immuni, la app che dovrebbe realizzare il tracciamento della popolazione ai fini della lotta alla pandemia. Ad una società partecipata da cinesi toccherebbe gestire database preziosi e strategici, come quelli sullo stato di salute e ai movimenti di milioni di italiani”.


Per la Cina, l’Italia, ferita dal coronavirus, è tornata ad essere preda appetitosa. Sulla app “Immuni” il Copasir, il Comitato per i Servizi presieduto dal leghista Raffaele Volpi, sta cercando di capire un aspetto essenziale: visto che tra i soci della Bending Spoons c’è il fondo Nuo Capital, che investe in Italia con capitali cinesi, possibile che a gestire dati così sensibili non sia un soggetto pubblico? Scrive sempre Fabio Martini: “E ancora: Stephen Cheng, manager cinese presente nella Bending ha qualche parentela con un alto personaggio presente nel Comitato centrale del Pc cinese?”.


E non è finita: “Come mai la ministra dell’innovazione Paola Pisano avrebbe coperto col segreto i lavori istruttori che hanno portato alla scelta della Bending Spoons?”. Ci auguriamo che arrivino presto delle risposte su questo fronte perché la questione è decisamente delicata. 


fonte: https://www.ilparagone.it 

30/04/20

Avvertimento a Conte, dietro la Cartabia c'è Mattarella ... IL MONITO DELLA CORTE



La critica neppure troppo velata a Palazzo Chigi da parte della presidente della Corte Costituzionale Cartabia. Conte in più occasioni ha mostrato di voler sospendere l’ordine costituzionale e alcuni intravvedono in questo intervento la longa manus di Sergio Mattarella.

Sembra trascorso un secolo, visto che ora siamo in piena pandemia, ma soltanto otto mesi fa l’attuale premier diede vita a un nuovo esecutivo in nome della difesa dei principi costituzionali, contro l’ambizione di Matteo Salvini di ottenere pieni poteri, ritenuta pericolosa per le istituzioni e per la tenuta della democrazia.

Oggi, sia pure in un contesto profondamente diverso e assai più problematico per le sorti del Paese, molti di coloro che contribuirono a dare vita all’attuale Conte bis si interrogano seriamente sulla legittimità dei pieni poteri che di fatto il premier ha assunto.
La legittimazione gli deriverebbe dall’esigenza di accentrare su di sé le decisioni più delicate che riguardano la gestione dell’emergenza, senza passare dal Parlamento, al fine di non rallentare l’emanazione di provvedimenti reputati cruciali per la difesa della nostra salute e dell’economia italiana.

Se questo punto di vista, fino a un mese fa, era assai largamente condiviso, a fronte di una escalation della malattia e delle difficoltà socio-economiche, oggi viene sempre più confutato da chi invece ritiene che questi pieni poteri del premier equivalgano a una sorta di sospensione della Costituzione, non giustificata dall’emergenza Covid-19, che peraltro potrebbe durare a lungo.

Semplificando, se i contagi andassero avanti ancora per mesi, se gli italiani continuassero a fruire di una libertà contingentata ancora a lungo e se le norme di contenimento restassero in vigore per un periodo non breve, non per questo Conte dovrebbe continuare a decidere da solo, adducendo motivi di urgenza. Nel mirino c’è in particolare il suo frequente ricorso all’utilizzo di d.p.c.m., cioè di decreti del presidente del consiglio dei ministri, che lo esonerano dal confrontarsi con il Parlamento, laddove l’utilizzo di decreti legge gli imporrebbe di coinvolgere tutte le forze politiche, al fine di convertire quegli atti in leggi entro 60 giorni.

E’ il punto di vista di Matteo Renzi, che pure ha avuto un ruolo decisivo nella formazione del Conte bis, ed è il pensiero di molti esponenti del Pd, sempre più insofferenti a quella che definiscono, sia pure ancora a bassa voce, una sorta di “monarchia assoluta”. Ma è soprattutto Renzi a non mollare e ad evocare il rischio dello Stato etico, a proposito della prolungata limitazione delle libertà personali: «Non può esistere uno Stato etico che ti fa autocertificare se la tua relazione affettiva è stabile o saltuaria: se nessuno si indigna per questo, significa che abbiamo un problema. La libertà di movimento, la libertà religiosa e tutte le altre libertà non sono consentite da un governo: la libertà viene prima del governo. E se anche rimanessi il solo a dirlo, continuerò a farlo».

Per non parlare delle opposizioni, che sono sempre più scatenate contro il premier, al quale imputano di invocare solidarietà nazionale e spirito di collaborazione, salvo poi ignorare le proposte delle opposizioni e assumere determinazioni in solitudine, addirittura senza condividerle neppure con tutta la compagine governativa.

Se, però, a muovere questi rilievi fossero solo gli avversari politici o qualche alleato, la situazione sarebbe imbarazzante ma gestibile. In realtà il malumore trapela dal Quirinale e da altri organi costituzionali come la Consulta, e allora vuol dire che per Palazzo Chigi sta suonando un vero e proprio campanello d’allarme.

Non sono passate inosservate, infatti, le parole pronunciate in occasione della relazione annuale sulla giurisprudenza costituzionale dalla presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia che, commentando la situazione attuale, ha chiarito: «Non esiste un diritto speciale per i tempi eccezionali e la Costituzione è la bussola anche per navigare per l’alto mare aperto dell’emergenza e del dopo-emergenza che ci attende. La Costituzione non è insensibile alle situazioni di emergenza come recita l’articolo 77 della Costituzione in materia di decreti legge». La Cartabia ha anche ricordato che circostanze analoghe in passato «non hanno portato a una sospensione dell’ordine costituzionale».

Una critica neppure troppo velata a Palazzo Chigi, che in più occasioni ha mostrato di voler sospendere l’ordine costituzionale, mai venuto meno in passato, neppure in anni di lotta armata o di pesantissima crisi economica. L’equilibrio tra i poteri è fondamentale, così come la centralità del Parlamento, che va sempre coinvolto nelle decisioni che impattano sulla vita di tutti i cittadini, tanto più quando è in gioco il godimento di diritti fondamentali come la libertà di circolazione. Nei prossimi giorni si capirà se il premier ha fatto tesoro di questi richiami della Cartabia, dietro i quali alcuni intravvedono anche la longa manus di Sergio Mattarella.

Politica - 30-04-2020
 
fonte: https://lanuovabq.it/it/avvertimento-a-conte-dietro-la-cartabia-ce-mattarella?fbclid=IwAR3aIWNnr2fq2qAWAinlpU6KthQdPSODKi2mCSJQMpenOI9D_dCwEXHQh7g