24/01/15

Vogliamo un boss al Quirinale



 

Antonio Martino al Quirinale è un sogno. E come tale, a maggior ragione in questo Paese, destinato  a   rimanere nel cassetto. Parliamoci chiaro, uno che pronuncia una frase come la seguente è troppo intelligente  per rappresentare l’Italia: “Noi liberali siamo: conservatori, quando si tratta di difendere libertà già acquisite;  radicali, quando si tratta di conquistare spazi di libertà ancora negati; reazionari, per recuperare libertà che  sono andate smarrite; rivoluzionari, quando la conquista della libertà non lascia spazio ad altrettante  alternative; progressisti, sempre, perché senza libertà non c’è progresso”. Se a ciò si aggiunge che la tessera  n.2 di Forza Italia ha addirittura partecipato ad una manifestazione del Tea Party Italia, un gruppo di  turboliberisti fanatici che chiedono addirittura “Meno Stato, meno tasse e più libertà”, ecco che le sue possibilità reali di rappresentare l’Inferno fiscale italiano diventano prossime allo zero.

Rimanendo nell’ambito della fantapolitica, tra un Martino e un Magalli, sento però il dovere di avanzare anch’io, a nome dei pazzi fanatici di cui sopra, la mia proposta per il Quirinale. Si tratta di un esponente della società civile. Nonché di uno dei più grandi imprenditori del nostro Paese. Già, non sarebbe male avere per una volta un capo dello Stato che i soldi li produce invece di consumarli. Volete un indizio? In tv lo chiamano “boss”. Ha guidato con successo un team di Formula 1 ed è sposato con una bellissima signora mora da cui ha avuto un figlio. Sì, sto parlando di Flavio Briatore. A mio avviso ha tutte le carte in regola per essere un ottimo capo dello Stato: nessuna competenza in materia, grande uomo immagine, tanto carisma e soprattutto, regola fondamentale del mercato, conosce molto bene il “prodotto Italia”, tant’è che vive all’estero. Inoltre ha sempre criticato l’eccessiva pressione fiscale, gli enormi costi della politica e ha avuto a che fare sia con la Guardia di Finanza (vedi yacht sequestrato) che con la magistratura (che gli ha restituito i fondi sequestrati). Chi meglio di lui dunque?




dal blog di Nicolò Petrali - 23 gennaio 2015
fonte: http://blog.ilgiornale.it/petrali/

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