09/01/15

JIHADISTI SPIETATI MA SPROVVEDUTI ?




Per essere dei professionisti del terrore, dei veri “mastini della guerra” avvezzi a ogni brutalità, i fratelli  franco-algerini Said e Cherif Kouachi si sono rivelati dei veri e propri “pivelli” lasciando i propri documenti su una delle auto utilizzate per fuggire dal luogo della strage alla redazione di Charlie Hebdo.
Sulla Citroen sembra abbiano dimenticato persino un guanto. Quasi volessero offrire alla polizia francese la prova completa del loro coinvolgimento nel sanguinoso blitz. Possibile che all’estrema sicurezza e freddezza dimostrata nelle azioni a fuoco e nelle esecuzioni sommarie di poliziotti, giornalisti e vignettisti i fratelli Kouachi abbiano abbinato una così dilettantesca dose di ingenuità e sbadataggine?

 

Forse i due hanno voluto spavaldamente farsi conoscere al mondo come i vendicatori del Profeta insultato dalle vignette del giornale satirico? Che fossero pronti a farsi identificare correndo maggiori rischi di essere catturati pur di ostentare le loro gesta? Oppure è possibile che la polizia abbia detto di aver identificato in questo modo i terroristi per screditarli agli occhi dei loro numerosi fans o per coprire e proteggere altre fonti?
Diciamolo subito, se queste ipotesi non trovassero conferma la vicenda del più grave atto terroristico islamico compiuto in Europa dai tempi delle bombe su un bus e nella metropolitana di Londra (7 luglio 2005) assumerebbe colori molto torbidi lasciando più di un dubbio circa i retroscena, i mandanti e i veri obiettivi dell’azione terroristica.

 

Perplessità a parte, i cosiddetti “combattenti stranieri” rappresentano una grave minaccia per tutta l’Europa e l’Occidente che ne ha però favorito la diffusione armando e sostenendo i gruppi sunniti che combattono contro il regime siriano di Bashar Assad e di cui fanno parte i volontari stranieri.
Che essi siano 12 mila come sostiene la CIA o 15 mila (provenienti da 75/81 Paesi, più di quanti fornirono manovalanza alla “legione straniera” di al-Qaeda” in Afghanistan)  come valutavano nei mesi scorsi fonti dell’ONU, i numeri complessivi di coloro che tornano dalla guerra addestrati e pronti a esportare il jihad a casa nostra (che abbiamo fatto diventare anche “casa loro”) sono troppo elevati per pensare che i servizi di sicurezza possano controllarli tutti a tempo pieno.

 

Tra i “foreign fighters” gli europei potrebbero essere almeno 3 mila europei secondo valutazioni risalenti al novembre scorso ma oggi sono probabilmente molti di più grazie a un reclutamento sempre più massiccio necessario anche a rimpiazzare le perdite in battaglia.
Solo i jihadisti con passaporto britannico potrebbero essere 2 mila, poco meno i francesi mentre Germania, Belgio e Danimarca avrebbero offerto ognuno alla guerra del Califfato tra i 400 e i 500 combattenti. Numeri leggermente inferiori per Olanda e Svezia mentre i combattenti italiani censiti dai nostri servizi di sicurezza sono 53 secondo il  ministro dell’Intero, Angelino Alfano.
Numeri messi insieme grazie soprattutto alla  collaborazione del “nemico” (cioè i servizi segreti siriani che informano i colleghi europei su presenze, catture e uccisioni  di jihadisti stranieri) e necessariamente imprecisi o approssimati. Probabilmente per difetto.

Foto: AFP e EMA

di Gianandrea Gaiani - 8 gennaio 2015
fonte: http://www.analisidifesa.it

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